In Italia, l'industria dell’arte genera un volume d'affari pari a 1,46 miliardi di Euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di Euro di indotto (fonte: Nomisma 2021). Al tempo stesso si tratta però di uno dei settori economici a più alta opacità sistemica, penalizzato dall’incertezza delle regole e da una fiscalità più onerosa rispetto all'estero.
Ciò comporta problematiche sia per chi vuole investire in arte sia per gli stessi artisti e operatori del settore.
Altra problematica riguarda la contraffazione. Sono ben 1.547 i falsi sequestrati nel corso del 2020 dal Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale italiano. Di questi l'87% appartiene al segmento dell'arte contemporanea mentre la restante parte riguarda reperti archeologici e beni di altre epoche. Il controvalore complessivo dei falsi sequestrati è stimato in circa 416 milioni di Euro.
La prima proposta riguarda la riduzione dell’IVA sulle vendite di opere d'arte e l’omogeneizzazione del regime fiscale tra case d’asta e gallerie. In Italia la vendita di opere d’arte da parte delle gallerie è soggetta all’Iva del 22%, la quota massima applicata in Europa. Una rimodulazione dell’aliquota al 10%, comporterebbe vantaggi per tutta la filiera dell’arte: artisti e creativi, intermediari, agenzie, editori e gallerie. Ne beneficerebbero i privati, che spesso si assumono grandi rischi economici per supportare un artista, così come evidenti sarebbero i benefici per i galleristi e i musei, che potrebbero ampliare le loro collezioni e contribuire alla pubblica fruizione dell’arte, presente e futura. La riduzione dell’IVA per l’acquisto di opere d’arte potrebbe far ripartire un mercato che in Italia risulta stagnante da molti anni.
La seconda proposta introduce la certificazione notarile di autenticità delle opere d’arte e la creazione di un registro blockchain con tracciamento dei passaggi di proprietà e quindi certezza della titolarità. Il problema dell’autenticità di un’opera d’arte (e della relativa certificazione) è una questione fondamentale nell’ambito del mercato dell’arte, in quanto incide in maniera significativa sulla valutazione della stessa sia dal punto di vista artistico sia da un punto di vista economico. Pur essendo così importante, la regolamentazione dell’autenticità delle opere d’arte sembra essere affidata quasi esclusivamente alle prassi di mercato. In Italia non esiste alcuna modalità di certificazione “ufficiale” dell’autenticità di un’opera d’arte. Come anche i soggetti legittimati al rilascio del certificato di autentica e le modalità di attribuzione sono diverse e variano a seconda che si tratti di un’opera di autore defunto o vivente.
Il Notariato si propone di creare un registro volontario delle opere d’arte che raccolga i dati “anagrafici” ed evidenze biometriche dell’opera stessa, e come suo risultato, una certificazione delle caratteristiche dell’opera e della relazione biunivoca con il suo autore, anche in collaborazione con Archivi e Fondazioni per gli artisti non più viventi.
Il notaio può certificare, quindi, l’opera d’arte e autenticarne la provenienza e attraverso utilizzo delle nuove tecnologie basate sui registri distribuiti - blockchain - potrebbe, inoltre, creare un sistema di circolazione sicura, tracciabile e garantita. Questo consentirebbe di evitare (o comunque fortemente limitare) eventuali plagi, contraffazioni e violazioni del diritto d’autore ovvero ancora abusi legati a diffusione illecite o altre violazioni di diritti patrimoniali dell’opera.
Inoltre, permetterebbe di rendere certe le transazioni, grazie alla ricostruzione e registrazione dei passaggi intermedi, e permetterebbe l’allargamento del mercato dell’arte anche a “non addetti” spesso tagliati fuori da questo mercato specialistico.
La terza proposta riguarda la digitalizzazione del patrimonio artistico pubblico.
Il Notariato propone di utilizzare un sistema di acquisizione dell’immagine, della documentazione e dei dati a supporto della autenticità dell’opera d’arte, per la digitalizzazione del patrimonio artistico pubblico e la creazione di un inventario certificato delle opere.
Tale approccio ben si lega al tema dell’identità digitale delle opere d’arte, e inizia a disegnare un Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali. Al pari di quello che avviene con SPID per le persone fisiche, l’identità digitale dei beni culturali è l’elemento abilitante che consente ai beni culturali di poter esistere nell’ambiente digitale: il notaio, all’interno delle precipue funzioni istituzionali ed operando con gli strumenti tipici della professione, garantisce così un sistema sicuro ed efficiente.
La digitalizzazione del patrimonio artistico avrebbe quale ulteriore beneficio quello della messa a reddito dello Stato di immagini per le quali oggi non c’è tutela.
Tale proposta genererebbe utilità ai fini per l’attuazione di politiche economiche relative a tali beni, attribuendo certezza e trasparenza del mercato, con identificazione del titolare dell’opera e, all’opera d’arte, permetterebbe di entrare, a tutti gli effetti, nell’alveo dei beni rifugio suscettibili di diventare un sicuro investimento.
La quarta proposta riguarda il potenziamento del mecenatismo e Art Bonus.
Sul fronte pubblico, l’Italia soffre di risorse talvolta insufficienti per la tutela e lo sviluppo del patrimonio artistico e culturale a fronte del valore strategico che questa risorsa rappresenta, e non ha ancora colto appieno il potenziale dato dalle nuove tecnologie digitali.
La ragione di tale difficoltà spesso risiede nella impossibilità da parte di potenziali investitori di trarre a loro volta profitto da tali sovvenzioni, stante una complessiva rigidità del “sistema Stato”.
La tecnologia, quindi, potrebbe rivelarsi particolarmente utile nel semplificare alcune procedure, senza con ciò rinunciare ai principi di trasparenza e buona amministrazione che devono sempre ispirare l’attività dello Stato.
La proposta avanzata dal Notariato – che sarà oggetto di un convegno programmato per il prossimo 2 dicembre a Roma - si concentra sul potenziamento dell’Art Bonus, che consiste in misure di sostegno al mecenatismo mediante attribuzione di un credito d'imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo.
Il progetto prevede la creazione di un registro digitale delle iniziative di intervento in favore del patrimonio culturale ed artistico Italiano (musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali) attraverso la tokenizzazione del credito fiscale conseguente alle erogazioni liberali, a supporto ed implementazione di quello esistente.
L’intervento del notaio nella tokenizzazione del credito potrebbe: facilitare le erogazioni da parte di soggetti stranieri; assicurare il rispetto dei controlli antiriciclaggio; attribuire all’erogazione liberale la forma necessaria al fine di evitare una possibile richiesta di restituzione futura per nullità del contratto.
Una volta tokenizzato il credito, in maniera certa e garantita dal notaio, questo potrebbe essere ceduto sia a banche sia ad altri soggetti privati avendo la possibilità di mantenere un tracciamento dell’attuale effettivo titolare del credito.
La cessione del credito, che sarebbe un forte potenziamento dell’attuale sistema fiscale attuale, potrebbe essere un utile volano per l’iniziativa dell’Art Bonus in quanto esso diventerebbe maggiormente appetibile per i soggetti stranieri i quali – in mancanza di redditi in Italia – non avrebbero alcuna possibilità di beneficiare del credito d’imposta (attualmente pari al 65% dell’importo erogato).
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