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Rinuncia alla proprietà od alla comproprietà

Nel nostro studio notarile, una delle domande che emerge con sempre maggiore frequenza, specialmente in un contesto economico complesso, è legata alla gestione di proprietà divenute un peso. Pensiamo a un terreno ereditato in una zona a rischio idrogeologico o a una quota di un vecchio immobile di famiglia che richiede costosi lavori di manutenzione. L'istinto di molti è quello di chiedersi: "Posso semplicemente rinunciare alla mia quota e liberarmi di tutti i costi e le responsabilità?".

La risposta, come spesso accade nel mondo del diritto, è più complessa di un semplice "sì" o "no". Se da un lato il codice civile prevede la possibilità di rinunciare al proprio diritto di proprietà (la cosiddetta rinuncia abdicativa), dall'altro questa facoltà non può trasformarsi in uno stratagemma per scaricare i propri oneri sulla collettività.

Vediamo insieme i punti fondamentali da considerare prima di intraprendere questa strada.


Il principio cardine che sta emergendo con forza nella giurisprudenza è quello del divieto di abuso del diritto. Cosa significa in parole semplici? Significa che non posso usare un diritto che la legge mi concede (in questo caso, il diritto di rinunciare alla proprietà) per uno scopo distorto e puramente egoistico, specialmente se questo danneggia ingiustamente gli altri.

Il caso classico è proprio quello della rinuncia a una proprietà che richiede ingenti spese di bonifica, messa in sicurezza o ristrutturazione. Se l'unico, vero motivo della rinuncia è quello di trasferire i costi e le responsabilità future agli altri comproprietari o, peggio, allo Stato (che diventa proprietario dei beni vacanti), l'atto di rinuncia rischia di essere considerato nullo. In pratica, il diritto si scontra con il dovere di solidarietà e con la "funzione sociale" che la nostra Costituzione attribuisce alla proprietà.


Nel corso del 2024, sia il Tribunale di Venezia che quello de L'Aquila hanno affrontato casi identici a quelli descritti: proprietari di terreni franosi che, con la rinuncia, tentavano di passare la "patata bollente" dei costi di messa in sicurezza allo Stato o agli altri comproprietari.

La parola finale spetterà probabilmente alla Cassazione.


Il nostro consiglio è sempre quello di rivolgersi a un professionista per analizzare la situazione specifica. Un notaio potrà non solo illustrarvi i rischi di nullità legati a una rinuncia "abusiva", ma anche esplorare insieme a voi soluzioni alternative e più sicure per gestire una proprietà diventata onerosa, tutelando i vostri interessi senza entrare in conflitto con i principi fondamentali del nostro ordinamento.



 
 
 

BLOG DEL NOTAIO GIUSEPPE LEVANTE

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